17/07/2009
“Sono lieto che il mio desiderio di molti anni, oggi sia stato soddisfatto." Questo è ciò che il Mahatma Gandhi scrisse sul libro dei visitatori del tempio “Meenakshi-Sundareswarar” di Madurai in Tamil Nadu, quando entrò insieme ai dalits ed ai membri di alcune altre "sottocaste", il 4 febbraio del 1946.
Gandhi parlando alla gente in una manifestazione indetta subito dopo la visita al tempio, disse che il culto a Dio, non serve a nulla se le persone non sono limpide nei loro cuori ed hanno rancori contro i propri simili. Egli disse che che la divinità nel tempio di Madurai è stata venerata perché il tempio è stato aperto anche ai Dalits. Il tempio ora ha un nuovo significato spirituale ed il culto deve esprimere il cambiamento del cuore delle persone che devono essere aperte verso i fuori-casta, gli intoccabili .
Gli storici ricordano che Gandhi era riluttante ad entrare nel santuario perchè in tutte le sue quattro precedenti visite a Madurai - nel 1919, 1921, 1927 e 1934 -era stato negato l'ingresso ai Dalits.
Sono passati più di sei decenni da quando Gandhi visitò il tempio di Madurai eppure la discriminazione contro i fuori-casta ai luoghi di culto, continua in forme diverse ancora oggi.
Il problema è venuto alla ribalta ed ha trovato la sua eco in sedi pubbliche in seguito alla campagna lanciata in Tamil Nadu sul tema degli “intoccabili” da parte di un esponente politico.
Un recente rapporto, pubblicato a Madurai da una organizzazione non governativa, ha evidenziato la discriminazione contro i Dalits nei luoghi di culto in cinque distretti meridionali - Madurai, Tirunelveli, Virudhunagar, Sivaganga e Dindigul.
L'indagine è stata condotta nei mesi di aprile-maggio in 85 “Panchayats” (villaggi) con una popolazione totale di 4.463.660, compresi 1.567.560 Dalits. Essa ha messo in luce i diversi tipi di pratiche discriminatorie in 200 templi su un totale di 658.
Ai Dalits è stato negato l'ingresso in 121 templi. In 128 templi non hanno accesso al Sanctum Sanctorum. Essi non sono autorizzati ad eseguire pujas a 106 santuari. Ai Dalits è permesso di entrare nei luoghi di culto solo nel corso di specifici momenti prefissati in 103 casi.
Atrocità sono state commesse contro di loro durante le feste o al momento di eseguire i rituali. Molte umiliazioni vengono impartite ai Dalits: sono chiamati in modo dispregiativo con i loro nomi di fuori-casta, subiscono provocazioni e lesioni fisiche e le donne subiscono abusi.
Una visita fatta in alcuni dei villaggi ha evidenziato metodi discriminatori nei confronti dei sotto-casta, ed hanno dimostrato l’interesse da parte dei conservatori a non cambiare lo stato di sudditanza di queste persone e ad ostacolare le loro aspirazioni socio-culturali.
Oggi, forze democratiche e progressiste tentano di aiutare i Dalits a raggiungere le loro aspirazioni almeno per quanto riguarda l'entrata nei templi, la parità di trattamento nei luoghi di culto e di porre fine alla discriminazione nei loro confronti in molti luoghi che vanno dalle bancarelle che vendono il thè, all’approvvigionamento dell’ acqua dai pozzi.
Estratto da :
FRONLINE -Vol 26, Luglio 2009-
INDIA'S NATIONAL MAGAZINE
from the publishers of THE HINDU