20/05/2009
"Nelle città metropolitane, è ormai un fatto certo che nessuna persona, se potesse e gli venissero offerte alternative, opterebbe di vivere su un marciapiede o in una baracca degli slums. Chiunque si preoccupi solamente di dare un’occhiata al degrado delle strade e delle baracche in cui molte persone vivono, si rendererebbe subito conto di come l’inferno sia sulla terra .... Cacciare via queste persone dai marciapiedi o dalle baracche in cui vivono non significa solo sfrattarli ma distruggere la loro stessa vita. La distruzione di una abitazione è la fine di tutto ciò che uno possiede di più caro nella vita. "
Così hanno risposto gli abitanti degli slums di Mumbai, firmatari nel 1985 di una petizione contro il Municipio che aveva deliberato di sfrattarli. Avevano sostenuto di aver scelto di vivere sui marciapiedi o nelle baracche a causa della vicinanza dei luoghi di lavoro e che il loro allontanamento si sarebbe tradotto in una ulteriore estrema povertà perché privati della loro fonte di sussistenza.
Due decenni dopo che la Suprema Corte ha confermato il diritto fondamentale dell’uomo di poter avere un ricovero, una casa, il Governo del Tamil Nadu, ha inviato i bulldozer in diverse parti della città di Chennai a distruggere gli slums, abitazioni fatte di tela, bastoni di bambù, latte arrugginite e fogli di cartone sfrattando i propri cittadini residenti, con il pretesto di effettuare lavori di abbellimento della città e l'attuazione di diversi programmi di sviluppo urbanistico.
Le elezioni politiche di maggio 2009 hanno temporaneamente sospeso la distruzione degli slums ma le autorità sono decise a riavviare i lavori in modo da garantire che Chennai diventi "libera dalle baraccopoli entro il 2013".
A Chennai, nel censimento del 2001, la popolazione delle baraccopoli era di circa il 26 per cento della popolazione totale della città.
Un totale di 1.431 baraccopoli. Molte di queste si trovano in "aree discutibili", come i margini dei fiumi, canali, bordi delle strade, lungo la costa del mare e in "luoghi richiesti per fini pubblici ".
Il Master Plan-II a cura del Chennai Metropolitan Development Corporation approvato nel settembre 2008, riferisce che circa 110.000 famiglie vivono in slums e di cui 75.498 vivono in aree a rischio. Ora il governo ha deciso di sfrattare le genti che vivono nelle aree a rischio per recuperare il terreno utile per l’attuazione di programmi di sviluppo urbanistico.
Purtroppo però a fronte degli sfratti, tutti si chiedono se il Governo riuscirà mai a costruire tante case che possano ospitare le 110.000 famiglie sfrattate.
Profilo Economico
Uno studio sulla "effettiva domanda di abitazioni nel Tamil Nadu", realizzato per il governo nel 1995, aveva evidenziato il profilo economico delle famiglie abitanti nello Stato : "Circa il 38 per cento delle famiglie ha un reddito inferiore a Rs.1.100 (Euro 17,00) al mese , mentre il 9 per cento inferiore a Rs.501 (Euro 8,00) al mese. Il tre per cento delle famiglie ha un reddito inferiore a Rs.250 (Euro 4,00) al mese. I gruppi a basso reddito rappresentano circa il 72 per cento dei nuclei familiari.
Il fallimento del governo nell’ affrontare il problema della casa è stato attribuito a fattori quali la "mancanza di disponibilità di fondi, di terreni disponibili, nell’assenza di tecnologie, ridotte risorse umane e organizzative”
Ora il governo ha messo in chiaro di voler utilizzare le aree occupate dagli slums per costruire anche nuove case e sfruttare spazi ad uso commerciale.
Anche se il governo del Tamil Nadu ha dichiarato di non voler ripetere gli stessi errori commessi a Mumbai dove di abitanti delle baraccopoli sono stati espulsi forzatamente, in Chennai diverse centinaia di persone sono già state trasferite in nuovi insediamenti a nord della città.
Le persone che vivono nelle baraccopoli hanno fatto ricorso a varie forme di protesta, compreso lo sciopero della fame ed hanno chiesto di bloccare il piano di sfratto.
Coloro che sono stati spostati nei nuovi insediamenti hanno denunciato che i luoghi sono privi di energia elettrica e di acqua potabile. Vi sono cumuli di rifiuti e i servizi igienici sono inesistenti. Non vi sono negozi che vendono gli articoli essenziali e mancano strutture ospedaliere.
Questioni di vita sociale
A causa del trasferimento forzato nella periferia di Chennai, si sono creati ulteriori problemi alla già povera popolazione. Molti hanno perso il posto di lavoro, altri spendono il loro guadagno per trasferirsi in autobus in centro. I bambini non possono andare a scuola perché non ci sono.
L'improvviso afflusso degli abitanti delle baraccopoli nei nuovi insediamenti ha anche portato conflitti con la popolazione locale, oltre a causare problemi ambientali.
Valida strategia necessaria
Gli esperti sociali sono del parere che lo sfratto forzato degli abitanti degli slums abbia violato i diritti umani e non va dimenticato che l'India è stato uno dei firmatari di accordi umanitari, come il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali.
Una indagine socio-economica, nel 1971, ha affermato che la povertà e la frequente mancanza di monsoni ha portato ad un massiccio afflusso di lavoratori agricoli nei quartieri liberi adiacenti alle città.
"Una volta giunti in città, scelgono un qualsiasi lavoro manuale. I redditi che derivano dal loro lavoro è molto basso, ed è appena sufficiente per alimentarsi e non sono in grado di pagare l’affitto di una abitazione dignitosa. Per questi motivi hanno occupato gli spazi aperti disponibili nella città.”
In epoca di neoliberismo, la situazione è peggiorata. Il neoliberismo ha creato le condizioni per favorire un aumento degli investimenti dei privati nel settore abitativo. Tali investitori hanno solo l’obiettivo di ottenere alte rese economiche e si rivolgono ai ricchi. Il governo ha progressivamente ritirato gli investimenti immobiliari, in particolare per le popolazioni più deboli .
Estratto e tradotto da Assefa Alessandria
Fonte : FRONTLINE VOL. 26
India’s National Magazine
From the publishers of THE INDU
Articolo di S. Dorairaj