30/06/2008
E’ allarme in alcune zone dell’India per gli aborti femminili e le neonate lasciate morire, denunciano l’ong umanitaria ActionAid e il Centro canadese per la ricerca e lo sviluppo internazionale, nel rapporto “Le figlie che scompaiono”. In una parte del Punjab tra le caste inferiori ci sono meno di 300 bambine per ogni 1.000 maschi.
In tutti i 5 Stati settentrionali studiati, il fenomeno è risultato peggiorato rispetto al censimento del 2001, cosa che dimostra l’insuccesso della politica pubblica per impedirlo. Tra le cause sono indicate anche la carente assistenza sanitaria in alcune zone. Ma sono riferite soprattutto uccisioni deliberate, come nelle rurali Morena e Dhaulpur dove si usa lasciare la figlia indesiderata morire per mancanza di cure, con il cordone ombelicale che si infetta. In molte zone rurali sono preferiti figli maschi, che aiutano nel lavoro dei campi.
Il rifiuto di bambine aumenta in proporzione al numero dei figli: la percentuale femminile è molto inferiore per il secondo e terzo figlio, rispetto al primo, sintomo di più frequenti aborti selettivi, spesso con l’aiuto illegale, ma remunerato di medici e infermiere. Si stimano esserci 500mila aborti di feti femminili l’anno, 10 milioni negli ultimi 20 anni.
Il cardinale Oswald Gracias, vicepresidente della Conferenza dei vescovi cattolici indiani, dice, tra l’altro, ad AsiaNews che “in India la Chiesa cattolica lotta senza sosta per favorire la vita sin dal concepimento, creando centri sanitari e dispensari anche nelle zone rurali più remote, senza distinzione di casta e credo religioso
“La discriminazione deriva dalla tradizionale bassa considerazione della società indiana verso le femmine, viste come un peso, richiedenti una forte dote che molte famiglie povere non possono dare. Le bambine sono in genere meno istruite e hanno minori cure sanitarie, rispetto ai fratelli.”
Estratto da : www.asianews.it