19/09/2020
L’India si avvicina alla Tigre Asiatica in termini di crescita economica. Una crescita foriera di grandi e profonde disuguaglianze che sferzano il Paese. Da una parte, le persone agiate che mandano i figli nelle migliori università dal mondo dalle rette annue stratosferiche, dall’altra una povertà dilagante che miete vittime quotidianamente. Una crescita che non si traduce in sviluppo, che non si tramuta in benessere diffuso ma in ricchezza per pochi. Un quadro macabro che l’Associazione Assefa Alessandria cerca di mutare tramite “diversi progetti tra cui il sostegno a distanza, la costruzione di scuole e il sostegno alle donne vedove”, come riporta a Interris.it Rosanna Viotto, la presidente.
Come nasce l’associazione?
“Nasce nel 1985 con il nostro primo viaggio In India anche se formalmente l’associazione si registra nel 1990. Quel viaggio è nato con propositi turistici perché mio marito era venuto a conoscenza del fatto che alcuni giornalisti, insieme ad una ONG, avevano organizzato questo percorso per conoscere le attività di Assefa India. La realtà che vi abbiamo trovato era sconcertante. Da una parte costruzioni lussuose, dall’altra un’India estremamente povera. Ancora più povera di adesso. Lebbrosi che ti si avvicinavano per chiedere aiuto. Abbiamo patito il disagio di vivere e mangiare in quei villaggi della zona Madurai. Una realtà davvero di povertà estrema. La sera quando tornavamo verso il villaggio, dove ancora non c’era illuminazione, si vedevano una marea di persone dormienti sul marciapiede. La stessa cosa al mattino presto: i camion dell’immondizia che raccoglievano i cadaveri. Abbiamo visto moltissimi bambini laceri, sporchi”.
Che programmi avete implementato?
“Io e mio marito abbiamo scelto di dare vita ad un sostegno a distanza. Ne abbiamo parlato con alcuni amici facenti parti del Movimento cattolico francese per coppie sposate che si incontra una volta al mese. Abbiamo condiviso questa esperienza con loro ed è maturata l’idea di mettersi in gioco. Quindi abbiamo raccolto una somma tramite una rinuncia anonima. Dal febbraio 1985 al 1986 avevamo raccolto una somma che ci aveva permesso di sostenere quattro bambini. Ad oggi, la nostra associazione ha dato la possibilità a 3519 bambini di frequentare le scuole con un pasto garantito. Inoltre, abbiamo permesso loro di accedere ad una tutela sanitaria. Per adozione, la somma è di 150 euro. Di questi, 120 si mandano in India. Il restante lo trattiene l’associazione per le spese di gestione. Ma essendo tutti noi volontari, abbiamo impiegato queste rimanenze per costruire 37 scuole, comprare due scuola bus, 895 animale da latte e per investire in progetti agricoli”.
Quanto è importante la cura dell’animale?
“Il bambino impara ad accudire la gallina, per esempio. La fa crescere fino a che deciderà di venderla. Il ricavato sarà messo sul libretto privato nominativo per ogni bambino gestito dall’associazione”.
Come avete gestito la situazione del lockdown?
“Abbiamo permesso per chi vuole di donare in tre mesi 18 euro. Abbiamo raccolto 2669 euro per aiutare le donne vulnerabili in India. Spesso sono vedove perché sono state fatte sposare molto giovani con signori anziani. La morte del marito significa ritrovarsi in condizione di estrema indigenza”.
C’è un ricordo particolare che porta sempre con lei?
“In realtà ce ne sono molti. Mio marito li ha raccolti in un libro. Un’ultima esperienza che mi viene in mente riguarda un ragazzo. Le nostre scuole vengono frequentate da alunni di tre etnie: musulmani, cristiani e in maggioranza indù. L’anno scorso, in estate, siamo andati in India. Abbiamo conosciuto un ragazzo che aveva già terminato il progetto dell’adozione a distanza. Queste conoscenze sono estremamente complesse perché spesso i ragazzi emigrano per trovare lavoro. Questa volta abbiamo avuto una splendida occasione ed abbiamo incontrato questo ragazzo che aveva frequentato le nostre scuole. Ad aprile è diventato sacerdote. L’abbiamo trovato nella sua parrocchia e ci ha detto che era riuscito a realizzare la sua missione grazie alla nostra associazione. Per questo motivo ha messo su una piccola scuola per bambini orfani. Inoltre, quando siamo andati in un albergo abbiamo parlato con un’altra ragazza che aveva avuto accesso al nostro progetto. I suoi genitori avevano avuto un dono una mucca da parte dell’associazione. Grazie all’animale hanno avuto la possibilità di pagare gli studi alla figlia che è diventata una professionista nel settore alberghiero”.
Giornalista: Gianpaolo Plini
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