08/03/2017
Da tanti anni ci occupiamo dell’educazione dei bambini/e dei villaggi del sud dell’India, del reciproco rispetto, della non-violenza tra gli esseri viventi ma anche dell’emancipazione della donna attraverso vari strumenti quali l’alfabetizzazione, il micro-credito, i gruppi di auto-aiuto, i matrimoni collettivi, costruzioni di servizi igienici, corsi di avviamento professionale con acquisto di strumenti necessari come le macchine da cucire per dare loro sicurezza di reddito, autosufficienza e consapevolezza dell’ essere donna. Oggi le donne che vivono nei villaggi ASSEFA hanno fatto molti progressi, esse sono le vere protagoniste di un nuovo modello e significato di “essere famiglia, essere marito e moglie” e seppur con ancora molte difficoltà, portano avanti con orgoglio questa loro lotta silenziosa ma coinvolgente per altre donne di villaggi limitrofi.
Non è così per tutte le donne e l’articolo scritto dalla giornalista indiana Barsha Nag Bhowmick per “The Time of India” lo dimostra.
Ancora una volta, stiamo per celebrare la festa della donna. Ma che significato ha in India la festa della donna? Alcuni mesi fa una donna è stata rasata dal marito e dagli suoceri perché ha dato alla luce anziché un figlio maschio, una seconda figlia.
Nel giugno dello scorso anno, il Telegraph ha riportato che “una donna indiana è stata data alle fiamme dalla famiglia del marito perché troppo scura di pelle”. Le persone che vivono nei villaggi remoti dell’India hanno idee vecchie e profondamente radicate, superstizioni e concetti in cui le donne non hanno mai potuto evolversi. La liberazione delle donne, nella società indiana e la festa dell’8 marzo è limitata a un’ elite di donne che vivono nelle grandi città e che organizzano “marce di solidarietà femminile”, pranzi e feste,.
Nei remoti villaggi dell’India, per le donne la vita è veramente difficile. La vera India che vive sotto il livello di povertà, lotta per la sopravvivenza e ogni giorno si guadagna il pane quotidiano per sostenere la vita, è infastidita da eventi come la festa della donna. Nelle zone rurali dell’India l’emancipazione femminile è veramente inesistente.
Basta spostarsi di pochi chilometri da una qualsiasi delle grandi città dell’India e si percepisce come la mentalità degli uomini sia rimasta primitiva. Le donne si adoperano quotidianamente, fin da bambine nelle faccende domestiche e non hanno opportunità di crescita o di accedere a strutture sanitarie. Le donne soffrono di malnutrizione, di disturbi mai curati e violenza domestica e sessuale.
Si tratta di uno scenario in cui la donna non possiede nulla, nemmeno se stessa. Non ha alcun reddito, non ha beni. E’ oppressa. In particolare, nelle zone rurali dell’India, le donne non saranno mai in grado di provare anche solo la parvenza di uguaglianza con i maschi.
In queste circostanze, non ha senso e soprattutto significato celebrare l’emancipazione femminile in India citando il successo di alcune donne impegnate in politica, giornaliste o manager ma invece si dovrebbe riflettere sulla reale situazione di difficoltà delle donne che vivono in India che faticano di lavoro sotto il sole e che riescono a malapena a combinare due pasti al giorno e che molto spesso subiscono violenze fisiche, verbali e mentali..
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