10/10/2016
Mumbai (AsiaNews) – Circa 3mila attivisti provenienti da 15 Stati indiani si sono riuniti a Ranchi, nel Jharkhand, per discutere del problema della fame in India e sostenere i sussidi di maternità. Tra di loro vi era anche p. Irudaya Jyothi sj, coordinatore per il West Bengal del Right to Food Campaign (Rtf), network di organizzazioni e individui che lotta per la creazione di un Paese libero dalla fame e dalla malnutrizione. Ad AsiaNews dice: “Dobbiamo continuare a formare attivisti e nel frattempo utilizzare l’arena politica per fare pressioni affinchè tutte le persone possano godere del diritto di avere cibo di qualità”.
Gli attivisti si sono incontrati dal 23 al 25 settembre, in occasione della sesta assemblea nazionale del movimento. P. Jyothi, noto attivista e coordinatore di “Udayani” (la formazione sociale dei gesuiti a Calcutta), ha accompagnato una delegazione del gruppo di auto-aiuto femminile della formazione, composto dal 252 donne e 15 uomini. L’appuntamento con gli altri attivisti era alla stazione ferroviaria di Ranchi, da cui poi le migliaia di persone hanno sfilato in processione fino al Gossner High School, dove si è svolto il raduno.
Gli attivisti hanno intonato slogan e gioito per l’attuazione del National Food Security Act (Nfsa), il piano del governo di Delhi che vorrebbe diminuire la fame distribuendo cibo a prezzi calmierati, pasti gratuiti a donne incinte e madri che allattano, anche se molto è ancora il lavoro da fare.
Nonostante l’impetuosa crescita economica che ha portato l’India a scavalcare anche il gigante cinese, il Paese rimane uno dei più poveri al mondo. Secondo l’ultimo rapporto del 2015 della Fao “Lo stato dell’insicurezza alimentare nel mondo”, in India il 15,2% della popolazione (su un totale di 1,2 miliardi di persone) è malnutrito; 194,6 milioni non hanno abbastanza cibo; 3mila bambini muoiono di fame ogni giorno; il 58% dei bambini al di sotto dei due anni ha problemi di accrescimento e il 30,7% di quelli con meno di cinque anni è sottopeso.
Secondo il Global Hunger Index 2015, l’India figura all’80mo posto su 104 Paesi. Per questo, sostiene Kavita Srivastava, coordinatrice nazionale del Rtf, la “fame è una minaccia per la democrazia. La libertà dalla fame è un sogno lontano. Siamo preoccupati per l’apatia del governo nei confronti degli emarginati, siano essi i bambini malnutriti che muoiono in massa nel Maharashtra oppure i dalit e i musulmani che vengono linciati in nome della protezione delle vacche”.
Tra i vari relatori, è intervenuto anche Bezwada Wilson, fondatore del Safai Karmachari Andolan, movimento che dal 1994 lotta per abolire la pratica della raccolta manuale dei rifiuti, per il quale quest’anno ha vinto il Premio Ramon Magsaysay, l’equivalente del Nobel asiatico. Egli ha condannato il “silenzio del premier Narendra Modi per l’aumento dell’emarginazione nel Paese” e ha sottolineato una profonda contraddizione: da una parte le milioni di rupie spese nel progetto Swach Bharat Abhiyan [noto con il nome di “Clean India”, con il quale Delhi si è impegnata a pulire le strade e a costruire toilet pubbliche su tutto il territorio, ndr], dall’altra il fatto che il piano non restituisce la dignità alle migliaia di persone che sono ancora costrette a raccogliere a mano gli escrementi.
Fonte: www.asianews.it
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