30/04/2015
Il Primo ministro dell’India Narendra Modi “potrebbe inaugurare” la storica residenza londinese di Bhimrao Ramji “Babasaheb” Ambdekar, uno dei “padri fondatori” dell’India moderna. Lo ha annunciato oggi Rajkumar Badole, ministro per la Giustizia sociale nello Stato del Maharashtra, che insieme alle autorità locali si è occupato della restaurazione dell’abitazione . Una “tattica emotiva”, secondo l’attivista pro-dalit Lenin Raghuvanshi, perché la figura di Ambedkar è radicalmente lontana dagli ideali perseguiti dai nazionalisti indù che guidano ora il Paese. Primo ministro di Grazia e giustizia dell’India post indipendenza e considerato l’ideatore della Costituzione, Babasaheb nasce in una famiglia dalit (i “fuoricasta”) indù e per tutta la vita combatterà per affermare i diritti politici e la libertà sociale degli “intoccabili” come lui. Ad AsiaNews Raghuvanshi, segretario generale del People’s Vigilance Committee for Human Rights (Pvchr), spiega perché le idee di Ambedkar non hanno nulla a che fare con i nazionalisti indù, che invece sono complici del sistema delle caste che ancora opprime la società indiana. (Traduzione a cura di AsiaNews)
L’imminente inaugurazione della storica residenza londinese di B. R. Ambedkar è solo una tattica emotiva del governo del Maharashtra. Se il Primo ministro fosse serio riguardo la figura di Ambedkar, allora si opporrebbe alle idee del Manusmriti [“Leggi di Manu”, il più importante testo indù, nel quale si parla del sistema delle caste – ndr] e dei suoi seguaci, come la Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss, gruppo paramilitare radicale indù).
L’India moderna si è imbarcata su una strada di libertà con un atteggiamento risoluto, per portare giustizia sociale e dignità ai suoi milioni di abitanti schiavizzati, oppressi, poveri e dalit. In 67 anni [dall’indipendenza dal dominio britannico, ndr] molto poco è cambiato. Le atrocità contro i fuoricasta hanno assunto forme più sfacciate e bizzarre in alcune parti del mio Paese, che con la sua abilità a definirsi “civilizzato” scuote la fiducia nell’umanità. In passato ci dicevano che se qualcuno di una casta più bassa rompeva la legge non scritta della gerarchia delle caste, la persona sarebbe stata picchiata in pubblico. Ora a quella persona si sparerà, il suo villaggio sarà bruciato e le donne stuprate. Se uno sposo ha l’ardire di cavalcare un cavallo durante il suo matrimonio, un contadino ambizioso di scavare un pozzo nel suo terreno, un ragazzo di innamorarsi di una ragazza – se appartengono alla casta dei dalit, verranno uccisi. E noi ancora diciamo che in India c’è lo stato di diritto!
La lotta per i diritti dei dalit in India ha avuto una storia con luci e ombre. Essi sono stati traditi in modo costante e abbandonati a loro stessi dai leader politici. Solo di recente e con una certa riluttanza la politica mainstream ha riconosciuto uno spazio per i dalit. Finora la massima spinta di intervento politico è stata concedere quote riservate in posizioni governative, senza renderli indipendenti in modo adeguato per ottenere un posto giusto e dignitoso nella società.
È ironico che Ambedkar sia stato il padre della Costituzione indiana e anche un dalit, che ha combattuto la sua battaglia in una società tormentata dalle caste. Questo perché in tutto Paese le forze fasciste indù perpetrano una cospirazione di una certa entità nei confronti delle caste più basse. La distruzione di statue a lui dedicate, avvenuta in diverse zone dell’India, ne è un esempio.
In uno di questi episodi, accaduto nella villaggio Piyari dell’Uttar Pradesh, la popolazione della casta più bassa ha cercato di lottare contro quelli venuti per distruggere il monumento. Con loro sorpresa hanno scoperto che tra questi c’erano anche ufficiali di polizia. I dalit li hanno affrontati con bastoni e hanno cercato – invano – di fermare la distruzione. Il risultato è stato che gli agenti hanno registrato due diversi casi: uno contro quelli che hanno demolito la scultura, un altro contro quelli che hanno cercato di fermarli. Ovviamente, quando la polizia ha registrato il primo caso, non hanno menzionato gli agenti presenti. Il procedimento è finito in un tribunale locale. Tuttavia, con gran sorpresa di quelli di casta superiore, il giudice apparteneva a una casta inferiore – una rarità. Senza alcun avviso, il caso è stato trasferito a un’altra corte.
Il trasferimento deve essere fatto con la sanzione di un tribunale superiore. Ciò significa che, in qualche modo, anche questa corte è collusa con la casta più alta. Non ci si può aspettare nulla di meglio da un luogo dove, di recente, un giudice distrettuale – prima di occupare il posto del suo predecessore, appartenente a una casta bassa – ha condotto alcuni rituali religiosi per purificare la poltrona, lavandola con acqua del fiume Gange, che si crede purifichi da tutti i peccati.
Quando una persona di casta più alta commette un crimine, qualunque esso sia, dopo il processo la persona colpevole viene punita. Tuttavia, quando si tratta di un dalit è l’intera comunità a essere punita. La pena non viene [stabilita] da un tribunale, ma dai membri della casta superiore, anche se il reato non è furto, né omicidio. [La pena] potrebbe essere qualsiasi cosa, come contaminare o prosciugare il pozzo del villaggio. La punizione è immediata e spesso gruppetti di persone della casta alta bruciano le case dei dalit, li picchiano e molestano o stuprano in pubblico le loro donne.
La società indiana ha ancora una modalità semi-feudale e semi-capitalista di creare relazioni. Il sistema delle caste serve a questo scopo in modo perfetto. La piramide della società indiana resta in alto sulle spalle di questi milioni di dalit, che rinunciano ai loro diritti umani così che alcune persone possano dire che l’India sta brillando.
Tuttavia, duemila e ottocento anni fa Buddha ha accettato la sfida di porre fine al sistema delle caste. In epoca moderna, il movimento Bhakti ha dato vita a personalità come Kabir, Savitri Bai Phule e Bhimrao Ambedkar, che hanno avuto il coraggio di scuoterlo.
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)
Fonte: www.asianews.it