25/04/2011
Nuove specie di NDM-1 (New Delhi metallo-beta-lattamasi), il super batterio resistente a ogni tipo di antibiotico, sono state trovate nelle riserve d’acqua di New Delhi. È la prima volta che il batterio viene rinvenuto nell’ambiente, come riporta un rapporto stilato da una squadra di esperti della Scuola di medicina dell’Università di Cardiff, apparso sulla rivista medica The Lancet Infectious Diseases. Il gruppo gallese aveva identificato il NDM-1 nell’agosto 2010, rinvenuto in casi isolati su persone ricoverate in ospedale. Tra le specie del batterio, anche quelle che causano colera e dissenteria. A far partire la ricerca, un numero considerevole di persone, ricoverate in un ospedale della città, che non rispondevano alle cure.
Tim Walsh, capo della squadra di ricercatori di Cardiff, ha definito i risultati “estremamente preoccupanti”. “Abbiamo trovato tracce di batteri – continua – nell’acqua pubblica usata per bere, lavarsi, preparare il cibo ma anche in pozzi e rigagnoli che sgorgano in zone ad alta densità di popolazione, dove giocano i bambini”. Il NDM-1, una volta contratto, prolifera nel tratto gastro-intestinale come normale flora.
Anche il municipio di New Delhi ha condotto una ricerca: su una serie di campioni d’acqua pubblica prevelati da 600 siti diversi della città, il 18% risulta non potabile perché contaminato da escherichia coli, salmonella e altri batteri patogeni presenti nelle feci umane. È l’ennesimo paradosso di un Paese che sta vivendo un periodo di forte crescita economica, ma in cui ci sono meno bagni che telefoni cellulari: un rapporto recente delle Nazioni Unite ha mostrato che 650milioni di cittadini indiani non hanno accesso a gabinetti con sciacquone, né tantomeno ad acqua corrente pulita.
Le temperature e i monsoni – tipici del clima indiano – rendono New Delhi un luogo ideale per la diffusione del NDM-1. La ricerca mostra infatti che l’habitat migliore per la proliferazione di questi organismi è a 30°C, temperatura che la città raggiunge per circa sette mesi l’anno.
Secondo Walsh, l’uso improprio di antibiotici, favorito dalla vendita senza prescrizione medica, ha contribuito alla comparsa di batteri molto resistenti. “La proposta di non vendere più antibiotici senza ricetta è buona – afferma il ricercatore – ma è troppo tardi. Il danno è stato fatto. La parte sommersa dell’iceberg, ormai, è enorme”.
Estratto da: www.asianews.it