18/10/2010
In India ogni giorno, su 100.000 bambini nati vivi, 254 donne muoiono per parto. Questo è il dato ufficiale ma il numero reale è molto superiore anche perché i dati statistici raccolti in questo paese sono sempre lontani dalla realtà.
Nel 2005, in India il tasso di mortalità materna era di 16 volte superiore a quella della Russia e di 10 volte superiore a quella della Cina. Secondo le statistiche ufficiali del gruppo di lavoro di OMS, UNICEF, UNFPA e Nazioni Unite, la mortalità materna reale in India è di 450 decessi per 100.000 bambini nati vivi e non di 254 così come propagandato dal governo indiano.
Human Rights Watch (Hrw), l'organizzazione internazionale che denuncia le violazioni dei diritti umani in tutto il mondo, si è interessata della mortalità materna in India ed ha prodotto una sua relazione in merito.
La relazione si è principalmente concentrata sullo Stato più popoloso dell’India l’Uttar Pradesh dove anche le stime ufficiali di mortalità materna arrivano a 440 casi e quindi molto più elevato rispetto alla media nazionale di 254.
Le storie che le donne dell’ Uttar Pradesh devono sopportare quando si sviluppano complicazioni durante la gravidanza, sono agghiaccianti.
Le donne che hanno un disperato bisogno di sangue, sono costrette a recarsi da un centro di salute ad un altro per ottenere una trasfusione ed in casi ancora più gravi per complicanze, tra cui setticemia, vengono mandate in ospedali che a volte sono a oltre 300 km di distanza. La maggior parte di queste donne non sopravvivono al viaggio e muoiono lungo il percorso mentre quelle che ce la fanno, muoiono poco dopo aver raggiunto l’ospedale.
La maggior parte delle morti materne si verificano nelle prime 72 ore post parto. In questo tempo, un intervento tempestivo e qualificato può fare la differenza. Ma il problema in India, ed in particolare in Uttar Pradesh, è che queste donne non vengono aiutate. Nonostante un aumento del numero di strutture sanitarie come i centri di salute primaria il tasso di mortalità materna non è sceso in modo significativo.
La ragione è che i servizi sanitari disponibili sono scarsamente dotati di personale qualificato e di strumenti necessari in caso di emergenza ostetrica. Per esempio, l'inchiesta HRW ha rivelato che il 45 per cento dei centri di salute non aveva una sola ambulanza, meno di un terzo ha avuto una ostetrica o un ginecologo, solo 1 su 20 ha avuto la possibilità di eseguire un taglio cesareo, e solo una su 100 ha un impianto per lo stoccaggio del sangue.
Gli operatori sanitari temono che la segnalazione di troppe morti materne avvenute nella loro giurisdizione possa riflettersi negativamente sul lavoro. Di conseguenza, essi tendono a tener bassi i report. Vi sono anche altre anomalie. Per esempio, se una donna va a partorire nella sua casa natale e li sviluppa complicazioni, la sua morte non sarà segnalata agli organi sanitari locali. Eppure, l'usanza delle donna di andare a casa della propria madre negli ultimi mesi di gravidanza è praticamente una norma in quasi tutte le comunità.
Tutti gli stati non sono messi così male. Ad esempio il Tamilnadu, ha ottenuto una riduzione del tasso di mortalità materna, adottando semplici misure come quello di far accompagnare la gestante, nei trasferimenti alle strutture sanitarie, da qualificati operatori.
Un’iniziativa semplice come questa aiuta le donne a migliorare il loro bisogno.
Estratto da www.indiatogether.org
Articolo di :Kalpana Sharma